io due giorni...forse tre.
Lo sapevamo tutti.
Eppure di cose ne ho fatte, me ne sono capitate...ma sono entrata nel vortice, nella bolla. e ho smesso di pensare, un po'. Di conseguenza il bisogno di scrivere da che era un'impetuosa tempesta, si è trasformato in un cucciolo di lamantino.
Non mi è mai piaciuta la domenica. L'ho sempre associata alla nostalgia, alla malinconia...solo d'estate, quando i giorni e le ore scompaiono, mi dimentico dell'esistenza della domenica...e invece eccola; ultimamente si è fatta rivedere, lenta, assonnata, scostante.
Mi ero illusa che a Parigi la domenica non arrivasse, che si confondesse con gli altri giorni, tra il caos delle metro e l'ansia di una città che non deve fermarsi mai...e invece eccola; grigia, piovosa, sola.
Se vivessi vicino ai boschi, di domenica andrei a raccogliere funghi, castagne, mughetti (secondo le stagioni), tornerei a casa con le scarpe sporche di fango, la giacca umida e le mani infreddolite (secondo le stagioni) e accenderei il caminetto (secondo le stagioni)
Se vivessi in riva al mare probabilmente cercherei di uscire di buon ora per andare a comprare il pesce, per una passeggiata al mare, per cercare conchiglie sulla spiaggia, tornerei a casa coi capelli che sanno di sale e dei granelli di sabbia nelle scarpe.
Se vivessi in un villaggio in pianura il sabato mi informerei su quali fiere di paese ci sono nei dintorni la domenica e non me ne farei scappare nemmeno una: il marrone, il peperone, il fungo porcino, il fritto misto...
Se vivessi a Torino... andrei a pranzo dai Sarà per poi tornare a casa, fare cena e lamentarmi della quantità di cibo ingurgitata in un solo giorno, poi, la domenica successiva, farei esattamente lo stesso.
Noi domenicafobici abbiamo assurdamente bisogno di piani per la domenica mentre il resto della settimana lo viviamo tranquillamente a caso. Il martedì dormire fino a tardi e gozzovigliare ci sembra una gran figata...la domenica l'idea ci terrorizza.
Abbiamo bisogno di piani, di proposte, di qualcosa che ci faccia dimenticare che è domenica.
E ci ingegniamo, scervelliamo, tirando fuori quel lato organizzativo del carattere che il resto del mondo sfrutta per cose serie mentre noi lo vediamo affiorare solo per le più becere minchiate...
Ieri sera, verso mezzanotte e mezza, seduta sul divano, con un'ottima tazza di tisana-pisco in mano la soluzione alla mia domenica si è presentata sottoforma di uova, pancetta e pane tostato: UN BRUNCH
Non mi stupisce che la maggior parte di voi, fortunati "accettadomenica", non trovi questa idea geniale ma vi assicuro che solo così ho potuto dormire sogni tranquilli e resistere alla tentazione di non mettere una sveglia per poter "saltare" la domenica dormendo tutto il giorno..
avevo una missione
e vi dirò di più, questa mia piccola fobia (la cui colpa dò alla scuola e al terrore che essa provoca nel 70% della popolazione italiana tra i 6 e i 18 anni, tutti potenzialmente domenicafobici) mi ha portato a scoprire l'esistenza di un banco italiano al mercato qua vicino...
Camminavo tranquilla tra banchi di frutta e verdura, formaggi di capra, crepes fatte al momento, pane di vario tipo....quando, tra i pacati "bonjour madame" "merci" dei venditori di frutta e le cantilene in arabo/francese di due ragazzi che vendevano fusti di detersivo grandi quattro volte il mio cane spiegando alle madame quanto bene pulisse il loro prodotto, ho sentito la seguente frase: " Pasquà a quanto la facciamo la burrata?"
Ecco, ho pensato.... classico sintomo della domenicafobia, allucinazione nostalgica. A tal punto che non solo sento parlar italiano, ma napoletano e per giunta di burrata!
Chi di voi ha visto il cartone animato "Cattivissimo me" sa di cosa parlo quando dico: unicorno.
Per gli altri, la farò breve: bambina orfana, nessuno le ha mai voluto bene in vita sua, il sig. Cattivissimo la porta alle giostre e vince per lei un morbidosissimo stupendo coccolosissimo peluche di unicorno.
La piccoletta a quel punto sprizza stelline e fuochi d'artificio dagli occhi e fa salti di 6 metri.
Ovviamente nella realtà non sprizziamo stelline e cazzate varie dagli occhi e la mia propensione alla birra ultimamente mi permette al massimo di salire sui marciapiedi. Detto ciò....mi giro e davanti a me si estende quella che mi è sembrata un'enorme bancarella illuminata dal sole (la bancarella era normalissima e il cielo grigio come piombo). Parmigiano, coppa, lardo, pancetta, pomodori secchi, acciughe alla marinara, burrata, mozzarella, ricotta... sono rimasta mezz'ora. Ho parlato un po' francese un po' italiano con i miei compaesani emigrati per metà da Frosinone per metà da Sorrento. Mi ha servito un ragazzino che avrà avuto 17 anni e che si è preso almeno 3 scappellotti in mia presenza perchè non diceva una parola di italiano nonostante quelle fossero le sue origini.
Sono tornata a casa con le uova, della vera pancetta, un po' di coppa, una burrata, dei pomodori secchi, verdura e frutta, crepes, croissant, pane.
Fiiiuuuu, Anche questa volta l'ho scampata.